INDICE

Presentazione dell’opera

PARTE PRIMA

Garibaldi nella storia e cultura Rioplatense del periodo 1835-1848: Dalla rivoluzione brasiliana alla Guerra Grande di Montevideo

 I dati storici e cronologici del condottiero in America Latina e il confronto con i fatti salienti dell’epoca

  1. La strana emigrazione del periodo 1820-1835
  2. La Rivoluzione Farroupilha in Brasile (1835-45): cause e organizzazione politica e militare
  3. I cinque anni di Garibaldi in Brasile
  4. L’imprevisto soggiorno e prigionia in Argentina
  5. Garibaldi in Uruguay: il soggiorno più lungo e bello

7.    Montevideo: serate culturali e politiche in casa di Anita e Giuseppe Garibaldi

8.    Montevideo: Accademia internazionale di uomini liberi

9.    I nuovi ruoli della mitica Anita

10. Il generale argentino Tomas de Iriarte

  1. Giuseppe Garibaldi visto da Tomas de Iriarte

12. L’amicizia di Iriarte con Mitre

  1. Garibaldi e Mitre: Una stima e amicizia eterna

14. Mitre: il viaggio in Italia e in Europa

15. La storia dei monumenti a Mazzini e Garibaldi di Buenos Aires

16. Le Legioni Italiane in Uruguay e in Argentina

  1. L’incontro tra Garibaldi e l’Ammiraglio Brown

18. 1848: rientro definitivo di Garibaldi in Italia

19. La corrispondenza di Garibaldi con gli amici sudamericani

20. Altre corrispondenze e rapporti particolari di Garibaldi con i grandi personaggi suoi contemporanei

21. Il soggiorno di Garibaldi in Perù e gli altri spostamenti nelle Americhe

 PARTE SECONDA

L’EREDITA’ DEL PENSIERO ROMANTICO E DEMOCRATICO IN AMERICA LATINA

1.    Il lascito più profondo e indelebile dei 4 eroi

2.    Importanza storica del XX settembre in Italia, Uruguay e Brasile

3.    Conclusioni

4.    Iconografie degli eroici amici: Alcune testimonianze in Italia e in America Latina

PARTE TERZA

APPENDICE

Allegati, schede di supporto e contributi di approfondimento

 1.    Principali personaggi storici fortemente legati a Garibaldi in sudamerica

  1. I garibaldini italiani in Argentina, Brasile e Uruguay
  2. I grandissimi intellettuali e statisti del Rio della Plata
2.    Bibliografia generale e di riferimento
3.    Indice dei nomi
  1. Tabelle:
  2. Legionari italiani di Montevideo
  3. Statino Ufficiale adepti alla Congrega Mazziniana
  • Alcune lettere private di/per Mitre
  1. Nascita del giornalismo moderno in Sudamerica
  2. Il vero grande motore della rivoluzione risorgimentale
  3. Gli italiani che parteciparono alla Rivoluzione Farroupilha in Brasile e alla difesa dell’Uruguay

————————————————————————————————————

Ringraziamenti

Vorrei esprimere pubblicamente il mio più sentito grazie a tutti coloro che hanno collaborato a realizzare questa nuova ricerca sugli eroi dei due mondi: alle Istituzioni e città Argentine, Brasiliane, Uruguaiane e in particolar modo ai responsabili delle diverse Biblioteche e Archivi Storici Nazionali, come ad esempio le dottoresse Ximena Iglesias del Museo Mitre e Liliana Maghenzani del quotidiano La Naciòn di Buenos Aires; Miriam Lluberas della Biblioteca di Salto e Beatriz Eguren dell’Archivo General de la Naciòn dell’Uruguay e tanti altri ancora che mi hanno aiutato nella ricerca e inviato alcuni materiali importanti.

Anche a Loro è dedicata quest’opera!

L’autore

—————————————-

Lo facciamo unicamente con quelle notizie che positivamente riconosciamo di origini elevate… Per di più, quando le inseriamo, sono già state depurate e private di tutto ciò che è posticcio o di mera invenzione. In questo modo raggiungiamo il proposito principale che ci siamo riproposti nello stilare questi appunti, che è quello di far sì che un giorno si conosca la situazione fisica e morale di Montevideo durante il suo lungo e penoso assedio; tutti i va e vieni e le contrarietà che abbiamo patito; e come questo popolo oppresso dalla fame, dalla peste e dalla guerra di sterminio che ci fanno i nostri feroci nemici, ha vissuto senza mai cessare, fluttuando tra la paura e la speranza”

(MEMORIE del generale Tomas de Iriarte, Vol. 9, pag.52)

Per me gli uomini rivoluzionari non valgono se non come strumenti per realizzare idee”

(Esteban Echeverria, da una lettera del 17/5/1844)

Non c’è più grande forza reale di quella morale”

(Francesco Anzani, luogotenente di Garibaldi nella Legione Italiana a Montevideo)

Immaginiamo che prezioso libro ci avrebbe potuto lasciare Luigi Rossetti, rispetto a Garibaldi nel Rio Grande”

(Lindolfo Collor: Garibaldi e a guerra dos Farrapos)

La morale è la base della felicità pubblica e privata”

(Bento Gonçalves da Silva: Presidente della Repubblica di Rio Grande do Sul, 1836)

L’uomo, per natura libero, non è il servo perpetuo della gleba né il feudatario di altri uomini costituitisi in autorità;

lo straniero non è un ospite consentito ma un membro della famiglia sociale;

il commercio è la pratica fraternità dei popoli e degli individui;

i diritti civili sono il patrimonio comune dell’umanità;

l’unione armonica delle razze fa la grandezza delle nazioni;

l’equità, la giustizia e l’uguaglianza dinanzi ad un diritto universale sono la legge primordiale della civiltà”

(Bartolomé Mitre: Le norme feconde della convivenza)

Anche combattere è un lavoro. Combattere per i diritti, la libertà, la giustizia, in nome dei principi eterni che formano la coscienza umana, è lavorare in direzione del progresso e della civiltà”

(Bartolomé Mitre: Discorso di Ottobre 1868)

—————————————————

Dedico questo piccolo nuovo lavoro a:

Agli studiosi e storici che tali non sono,

né per professione, né per vocazione,

ma solo per l’amore e spassionata ricerca della VERITA’;

che amano la Storia non ufficialmente codificata ma,

quella vera di chi vi ha partecipato,

spesso non raccontata dai libri dei vincitori,

bensì scritta nella più profonda intimità di diari

e note personali che forse…

dovevano rimanere segreti o privati.

Ma soprattutto alle tante e serie Istituzioni Pubbliche che, con abnegazione, perseveranza e professionalità, tramandano queste belle gesta d’amore, rispetto e fraternità in Argentina, Brasile e Uruguay.

L’autore


GARIBALDI, GONÇALVES e MITRE

Generali, Rivoluzionari, Uomini

1835 -1848

Presentazione dell’opera

Nel mondo gli italiani sono conosciuti come popolo di “eroi, naviganti, poeti, inventori e santi” cui nell’ultimo secolo si sono aggiunti gli “emigranti”, anche se quest’ultimo termine era in qualche modo già incluso o sottinteso, una specie di sottocategoria dei naviganti, cioè quelle persone che viaggiano per il mondo per necessità, in cerca di fortuna e di lavoro. Giuseppe Garibaldi, indiscutibilmente il più internazionale italiano del XIX secolo, incarna buona parte dei suddetti attributi, ai quali però se ne aggiungono molti altri quali: coraggio, onestà morale, senso dell’avventura, universalità, bontà, coerenza, carisma, sangue freddo, eccetera.

Sappiamo moltissimo di Giuseppe Garibaldi perché biografie, romanzi e testi su di lui sono stati abbondantemente pubblicati in tutto il mondo e in varie lingue straniere. Solo nel 2003, ad esempio in Argentina, sono apparsi due romanzi storici su Garibaldi e Anita, che hanno riscosso grande successo. Lo stesso è avvenuto in Brasile con il serial televisivo A casa das sete mulheres[1]. urtroppo i suoi biografi e studiosi sono divisi in due gruppi contrapposti, da una parte gli apologisti (tanti) e dall’altra (fortunatamente pochi) i detrattori. Questo testo si propone di rimanere fuori da questa diatriba e disputa, più ricerca tematica e analisi storica, affronterà il periodo giovanile di Garibaldi in America Latina, che va dal 1835 al 1848, in una visione di globale inserimento del personaggio negli avvenimenti preponderanti di quegli anni, basandosi solo su dati oggettivi, fonti certe e già ampiamente confutate; anche su scritti e testimonianze dirette di altri personaggi di primo livello dello stesso periodo storico in cui si svolsero gli avvenimenti presi in esame.

Prima di fare ciò si deve comunque sfatare un luogo comune oramai inaccettabile, che vede Garibaldi semplicisticamente classificato come un mero uomo di “azione, avventuriero o corsaro” impulsivo e ignorante; mentre si pongono su più alti e nobili piedistalli sia Mazzini, uomo di “pensiero” e Cavour, statista e fine “politico”. L’augurio è che queste semplificazioni vengano superate dopo aver letto quanto verrà di seguito presentato: dati, fonti e prove che certificheranno quant’è effettivamente avvenuto nella storia del giovane e irruente Garibaldi. Mentre in Italia le campagne di Garibaldi sono state ampiamente testimoniate dai suoi diretti collaboratori garibaldini e scrittori al seguito[2], la stessa cosa purtroppo non è avvenuta nel periodo giovanile sudamericano, ecco perché si sente ancora oggi il bisogno di continuare a scavare negli archivi e negli epistolari locali del tempo per trovare altri documenti storici importanti. Ruffilli nell’introduzione al suo libro, scrive: “gli scrittori garibaldini non intendono fare ricostruzioni storiche o quadri d’insieme di un’epoca e di un’intera vicenda. Tutti insistono sul carattere particolare, di testimonianza individuale dei loro scritti… Non per niente, dunque, i libri dei garibaldini sono condotti su appunti e note spesso presi nel corso dei fatti stessi; dal punto di vista, è il caso di dirlo, del testimone oculare”. Ebbene, questo è quanto è stato scritto, detto e riportato su Garibaldi e gli eventi occorsi in Italia dopo il 1849, ora si vogliono usare gli stessi argomenti, visti da occhi diversi e magari registrati da persone straniere partecipanti agli eventi storici in terra sudamericana tra gli anni 1835 e il 1848. In questo testo, pertanto, prendendo spunto dalle testimonianze e dalle epistole dei grandi dell’epoca, come ad esempio Bartolomè Mitre e Tomas de Iriarte, per citarne due e di altri ancora, si racconta la storia di quel glorioso quadro d’insieme. I tredici anni di soggiorno del giovane Giuseppe in America Latina non sono mai stati presi in considerazione dal punto di vista umano e culturale. Questo libro intende colmare questa lacuna perché riporta le testimonianze e gli scritti dei suoi amici, nemici e/o spettatori dell’inizio dell’epopea garibaldina.

Ma perché proprio GARIBALDI, gonçalves e MITRE?

Chi erano costoro e perché si è scelto di focalizzare maggiormente le loro figure?

Perché furono Tre Grandi Generali, di Tre generazioni e nazionalità diverse, di Due Mondi, con Una Sola Vocazione di internazionale Onestà ed Esemplare Moralità. Romantici guerrieri al servizio della repubblica e dei sacrosanti diritti di autodeterminazione dei popoli, come nazioni indipendenti, ma unite da spiriti di libertà, oltre ogni confine territoriale e temporale.

Mentre sono molto note le gesta e gli atti eroici, ora mitici e storici di Garibaldi nella sua globalità e l’unico italiano diventato simbolo ed eroe di due mondi, poco si sa, nel mondo e men che mai in Italia, di Bento Gonçalves, il brasiliano più importante per la storia della prima esperienza repubblicana in Brasile e di Bartolomeo Mitre, il corrispettivo generale argentino che riporterà la democrazia in Argentina e poi si dedicherà al giornalismo e agli studi storici, linguistici e letterari. Nella parte intermedia della sua lunga vita Mitre diventerà anche il primo presidente della Repubblica Federale Argentina. Molto meno si sa ancora dell’altro generale argentino, Tomas de Iriarte perché sconosciuto al grande pubblico dei due mondi e a molti storici. Di lui non si è riuscito a trovare tracce utili nemmeno nelle monografie e bibliografie più accreditate degli storici garibaldini e mitriani. Sarà perché Tomas Iriarte in queste vicende occupò un posto quasi defilato, meno da combattente e più da testimone politico-militare, spettatore e cronista del tempo (anche a causa di alcune sfortunate vicissitudini e scelte personali), ma il suo apporto oculare e testimoniale è ora considerato determinante per capire tutta la storia di quegli anni a Montevideo. Il generale Iriarte è una specie di ponte, un vero punto di collegamento per capire i due più famosi condottieri e leader del periodo risorgimentale sudamericano, cioè Mitre e Garibaldi. E tutto questo ora è finalmente possibile e chiaramente ben definito, grazie proprio a quanto analiticamente riportato nei 12 enormi volumi di Memorie del generale Iriarte, scritte in quasi quarant’anni. Egli ci racconta gli avvenimenti più imprevedibili e non riportati dalla storia ufficiale mondiale, fondamentali per realizzare raffronti con molte altre Memorie o Biografie di partecipanti agli eventi bellici e politici di quei tremendi lunghi anni, tra cui spiccano quelle degli altri generali o comandanti dell’epico periodo, come Josè Maria Paz, José Rivera Indarte, Antonio de Souza Neto, Mariano de Matos, Juan Madariaga, Pedro Ferré, Juan Antonio Garreton e altri ancora. Il generale Tomas de Iriarte, già uomo maturo e politico importante in Argentina, dopo gli ultimi attacchi nel Parlamento di Buenos Aires (di cui era deputato), rivolti con forza e convinzione al neo dittatore Rosas[3] in difesa dei principi democratici e liberali in cui credeva fermamente, ricevette minacce di morte e fu costretto a esiliarsi a Montevideo con tutta la sua numerosa famiglia. Anche per lui l’esilio fu lungo e amarissimo perché rimase in Uruguay fino al 1849 quando, dopo la morte del primo figlio e per ultimo della moglie, rientrò a Buenos Aires, sempre povero e indigente, ma vivendo onestamente e coerentemente secondo i principi morali, civili e politici. Solo dopo molti anni riuscì a completare le sue lunghe memorie, che aveva iniziato nel 1835 e che terminò infine nel 1871, poco prima della morte. Va anche precisato e ricordato che prima di tutti era arrivato in Uruguay il sergente maggiore Bartolomé Mitre, anche lui, sempre contro Rosas, giovanissimo esule volontario a Montevideo, città di cui erano anche originari gli antenati familiari. Qui nel 1843, il giovane a ventidue anni, incontrerà Garibaldi, e sarà lui stesso a parlarcene descrivendolo, con arte e dovizia di dettagli, nell’opera un Episodio Troyano di cui si parlerà più innanzi. Mitre è l’unico dei tre grandi amici che frequenta, scrive e vede regolarmente gli altri due, dai quali apprende sempre cose nuove e tali da mettere a frutto dopo nel suo lungo e raggiante futuro di militare, politico e statista. Ed è per questo motivo che la fine della cronistoria parallela dei tre grandi statisti, morti i primi due, si chiude con l’epica vita di Mitre viaggiando lungamente e per quasi un anno in Europa, partendo proprio dall’Italia, dove fa visite particolari proprio ai luoghi tanto amati da Garibaldi e da Dante Alighieri, suo prediletto autore letterario. Nel 1835, probabilmente tra il 25 novembre e gli inizi di gennaio 1836, Giuseppe Garibaldi sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia l’ininterrotto periodo in cui s’impegna in varie imprese di guerra in America Latina e che durerà fino al 1848. Combatte prima in Brasile e poi in Uruguay accumulando una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa, che poi sperimenterà con grande successo nelle campagne d’Italia. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile. Si è scritto molto su questo periodo storico così importante (battaglie, avventure, gesta, viaggi e amori), poco sono state invece approfondite e documentate le esperienze umane, culturali e professionali dei vari soggiorni americani. Poco ad esempio si sa del suo rapporto fervido e privilegiato con la “Cultura Vera”, quella alta e allora dominante, della sua intimità con letterati suoi contemporanei, che incontrò in America Latina, con cui si confrontò, combatté, si scontrò e che sfociarono in amicizie vere e sincere, durate spesso sino alla morte, come ad esempio quelle con gli argentini Bartolomè Mitre, Tomas de Iriarte, José Maria Paz e Juan Bautista Alberdi, gli uruguaiani Fructuoso Rivera, Melchor Pacheco, Joaquin Suarez e il generale irlandese Guillermo Brown. Dei moltissimi libri, biografie e saggi storici apparsi in questi ultimi anni sulle lotte e avventure dell’eroe dei due mondi, sempre pochi sono quelli che evidenziano quegli approfondimenti storici di specifica influenza culturale e interlinguistica sul suo lungo soggiorno sudamericano, nonostante se ne fosse già fatto portavoce nel lontano 1858, lo stesso generale Tomas de Iriarte (Memorie, Tomo XI e XII) e più recentemente Indro Montanelli. In sintesi, appare ancora poco approfondito ed evidenziato il grande e significativo ruolo avuto da Garibaldi nella formazione dei giovani e grandi statisti sudamericani della successiva generazione. Le suddette Memorie di Iriarte, seppur esistenti in Argentina, sono ancora pressoché sconosciute alla maggior parte degli studiosi latinoamericani e internazionali, anche perché questi libri, pubblicati moltissimi anni fa, in poche copie e mai ristampate (anche perché in dodici grandi tomi), quindi carissimi e ora oggetto di collezioni private e tutti insieme introvabili, anche nelle migliori biblioteche nazionali.

Il testo che vi apprestate a leggere non è né un racconto né un romanzo; quanto segue è un ricco, documentato e aggiornato saggio storico basato fondamentalmente su tre monografie, approfondite e intercalate da biografie mirate, tutte legate al quindicennio in questione e poi incrociate tra di loro per meglio capire la storia, e quella in particolare dei generali Garibaldi, Gonçalves e Mitre. Tre grandi uomini onesti e amici a vita, ora miti nei rispettivi Paesi, visti criticamente dall’occhio di molti storici e da uno spettatore d’eccezione e oggettivo come il maturo generale Tomas Iriarte. Costui, in quanto esiliato e inoperoso nella Montevideo assediata, registra giorno per giorno ogni atto storico, con valutazioni e considerazioni critiche, e a esse ci si è rifatto per studiare e meglio comprendere gli altri importanti personaggi di primaria importanza internazionale che vi ruotano intorno: statisti, politici, giornalisti, scrittori e intellettuali di ogni tipo dell’America Latina e dell’Italia risorgimentale. E’ l’incontro e l’epopea di tre vite in sudamerica negli anni decisivi delle rivoluzioni moderne del periodo 1835-1848. Ma è anche l’epopea di tre grandi italiani all’estero che, da amici rivoluzionari riuscirono a cambiare la storia in sudamerica: “Garibaldi, Zambeccari e Rossetti, la gloriosa trilogia italiana in Brasile[4]. Questi “padri della Patria” sono visti e studiati prioritariamente, cronologicamente e collegialmente, non solo nelle loro gesta e azioni per la libertà dei popoli e l’indipendenza delle nascenti nazioni moderne, ma anche nei reciproci intrecci e incontri che li vedono portatori di grandi pensieri, di azioni prodigiose, di opere e di idee nuove; i loro scritti e memorie saranno determinanti per le sorti e la storia risorgimentale dei loro Stati. Pertanto, anche le ricostruzioni sono state affrontate soprattutto dal punto di vista “culturale”, anzi “interculturale e di fraterna amicizia”, presentando, di volta in volta, solo quei personaggi che vissero, gomito a gomito, quel mitico periodo storico, direttamente coinvolti e sempre collegati tra loro in un disegno collegiale politico, culturale e sociale. Questi giovani condivisero, da eroi legati da amicizie profonde e fraterne, situazioni determinanti per raggiungere la libertà e l’indipendenza nei rispettivi Stati. Per quanto riguarda gli italiani si è data massima importanza e spazio ai primi garibaldini e/o mazziniani, sia a quelli che poi hanno seguito Garibaldi in Italia, che a quei pochi che invece si fermarono e sistemarono definitivamente in Argentina e Uruguay, dove continuarono a fare “scuola di pensiero, giornalismo e lotta politico-sociale per le libertà e la democrazia”. Questo saggio quindi, nasce dal vivo desiderio di maggior approfondimento storico, realizzando una parallela e trasversale ricerca documentale e bibliografica su testi e atti originali ricercati in Argentina, Brasile e Uruguay durante gli ultimi cinque anni. Ma a dire il vero l’inizio scaturisce proprio dal ritrovamento dei 12 volumi delle citate Memorie di Iriarte, dalle quali poi ci si è mossi per cercare di realizzare le tre monografie principali con l’apporto di nuove testimonianze storiche, incrociando i dati, le lettere, i documenti e le memorie dei diversi attori coinvolti. Lo scopo principale è stato comunque quello di apportare nuovi inconfutabili elementi e dati obiettivi ragionevolmente presentati dai tanti studiosi internazionali.

[1] Letícia Wierzchowski (Porto Alegre, 1972) é una scrittrice brasiliana e la sua opera più conosciuta è proprio “A casa das sete mulheres”, il grande romanzo storico da cui poi la rete televisiva Globo ha tratto la miniserie che ha avuto tanto successo.

[2] Ci riferiamo al recente libro di Paolo Ruffilli: Antologia di scrittori garibaldini, Oscar Mondadori, Milano, 1996. In questa bella antologia sono riportati molti testi, episodi e dati delle campagne italiane, scritti da Giuseppe Cesare Abba, Giulio Adamoli, Giuseppe Bandi, Anton Giulio Barrili, Achille Bizzoni, Eugenio Checchi, Nino Costa, Emilio Dandolo, Giuseppe Guerzoni e Alberto Mario.

[3] Juan Manuel de Rosas (o Rozas), era il governatore di Buenos Aires e capo della nascente Confederazione Argentina. Dopo l’ennesimo periodo di guerra civile e anarchia politica la Legislatura dello Stato di Buenos Aires nel 1835 accordò a Rosas “la suma del poder politico como ilustre restaurador de las leyes” (accentramento di tutti i poteri), ratificato da un plebiscito popolare e che sfociò invece in una dura e cruenta dittatura durata ben diciassette anni. Gli oppositori (Unitari) si rifugiarono inizialmente in Uruguay dove iniziarono la resistenza. Il corso degli eventi fu il pronunciamento contro Rosas del 1° maggio 1851 del generale Urquiza, vecchio alleato e governatore di Entre Rios. La dittatura Rosista terminò nel 1852 dopo la sconfitta nella battaglia di Caseros.

[4] La definizione è tratta da pagina 325 del libro del grande scrittore e storico Pereira Baptista: “O Rio Grande dos Farrapos e Garibaldi in Vultus e episodios do Brasil”, Companhia Editora Nacional, São Paulo, 1932.